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Brasile: la svolta a destra

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Le elezioni brasiliane sono da considerarsi tornata elettorale cruciale, che potrebbe imprimere una svolta conservatrice in grado di plasmare gli assetti politici ed economici dell’intera America Latina

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C’è chi l’ha definito il Trump tropicale. Un uomo che ha esplicitamente dichiarato di essere un nostalgico della dittatura militare che ha governato il Brasile dal 1964 al 1985. È lui, Jair Bolsonaro, il vincitore del primo turno delle elezioni svoltesi domenica scorsa, che dovranno decidere il successore di Michel Temer, l’attuale Presidente del colosso sudamericano, designare i deputati della Camera Bassa e i due terzi dei rappresentanti del Senato. Una tornata elettorale cruciale, che potrebbe imprimere una svolta conservatrice in grado di plasmare gli assetti politici ed economici dell’intera America Latina.

Secondo i dati diffusi dalla commissione elettorale brasiliana, il sessantrenne Bolsonaro, ex ufficiale dell’esercito, ha ottenuto oltre il 46% dei voti dei 147 milioni di cittadini chiamati alle urne, staccando ampiamente il candidato del PT, il Partito dei Lavoratori, Fernando Haddad, che ha ottenuto il 29% dei consensi. Una débâcle per la formazione di sinistra, impossibilitata a candidare il suo leader, Fernando Lula, agli arresti per una vicenda di corruzione. Male anche la performance elettorale del candidato di centro-sinistra Ciro Gomes, che ha racimolato il 12,5% dei voti. Una sconfitta bruciante anche se prevedibile, che priverà gli elettori moderati brasiliani del politico più adatto a guidare un Fronte Repubblicano, in grado di contrastare l’ascesa di Bolsonaro alla presidenza del Brasile, nel secondo turno elettorale in programma il prossimo 28 ottobre. L’ex capitano ha saputo convogliare su di se’ i consensi di quasi la metà dell’elettorato parlando un linguaggio chiaro e politicamente “scorretto”, promettendo sicurezza sociale ed una lotta senza quartiere alla corruzione, che negli anni della presidenza di Luiz Inácio Lula da Silva e di Dilma Roussef, destituita dal suo incarico proprio a causa di scandali legati a finanziamenti occulti al Partito dei Lavoratori, è esplosa endemicamente, nonostante gli indubbi successi legati alla riduzione della povertà ed a una più equa distribuzione della ricchezza. Bolsonaro, liberista convinto, è noto anche per le sue posizioni reazionarie ed omofobe.

Innumerevoli le sue “uscite” contro omosessuali e comunisti, come quando affermò di essere incapace di amare un figlio omosessuale, auspicando che fosse vittima di un incidente stradale oppure quando elogiò la dittatura militare, il cui unico difetto fu di torturare gli oppositori politici e non semplicemente di ucciderli. Affermazioni che hanno destato scalpore, ma che evidentemente hanno fatto presa su milioni di cittadini, soprattutto della classe media, esasperati dalla crescente ondata di criminalità che ha reso le principali città del paese ostaggio di gang in lotta per il mercato della droga. Compito del centro-sinistra sarà di fare fronte comune per contrastare la probabile vittoria di Bolsonaro, anche se la mancanza di carisma del suo avversario, Fernando Haddad, ex ministro dell’istruzione ed ex sindaco di San Paolo, renderà la sfida del decisivo ballottaggio estremamente incerta.

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::autore_::di Diego Grazioli::/autore_:: ::cck::2847::/cck::

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