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Splendori barocchi e non solo!

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Piazzola sul Brenta, conosciuta per la presenza della famosa Villa Contarini, tra il XIX e il XX secolo si trasformò in un importante centro agricolo-industriale, conservando, ancora oggi, tracce di un patrimonio poco conosciuto.

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Piazzola sul Brenta, comune di oltre 11 mila abitanti localizzato a circa 20 kilometri a nord-ovest di Padova, probabilmente, deve ancora oggi la sua fama alla presenza di una delle più importanti ville venete, Villa Contarini, attualmente sede della Fondazione G. E. Ghirardi.

Di fatto, Piazzola, il cui nome originario – Placeola, Placiola – sembra riferirsi a un’area campestre priva di vegetazione, comparendo per la prima volta in alcuni documenti degli inizi del Duecento, si sviluppò nel corso dei secoli successivi intorno alla villa fatta costruire dalla prestigiosa famiglia veneziana Contarini, insediatasi in questo territorio agli inizi del XV secolo. Costruita a partire dal 1546, quando si diede inizio all’edificazione del suo corpo centrale – attribuito al giovane Andrea Palladio – sulle rovine di un vecchio castello eretto probabilmente intorno al X secolo, fino alla metà del Seicento rimase una villa di tipo rurale.

Ala destra dell’emiciclo porticato che delimita la piazza antistante Villa Contarini – Foto di M. Elena Castore

Nel 1662 iniziarono i lavori di ampliamento e di trasformazione delle due ali laterali, che convertirono la villa in una sontuosa dimora barocca, simile a una Reggia, associando, così, alla sua originaria funzione di tenuta agricola quella di rappresentanza e svago. È del 1760 il progetto della grande piazza antistante, delimitata da un emiciclo di portici, di cui però fu completata solo l’ala destra.

Fino alla fine del XVIII secolo, intorno alla villa si svilupparono attività e strutture produttive che resero Piazzola una delle realtà proto industriali più significative del territorio dei Domini di Terrafema. Con la caduta della Serenissima, però, nel 1797, ed il declino della famiglia Contarini, la villa entrò in un periodo di decadenza fino al suo acquisto, nel 1852, da parte della famiglia Camerini, di Castel Bolognese, con la quale cominciò un periodo di rinascita sia per la villa che per il paese.

Se, inizialmente, i Camerini investirono nell’accumulazione di terreni e proprietà, successivamente si resero conto delle potenzialità produttive di tutto l’impianto proto industriale di epoca “contariniana”, puntando sulla sua trasformazione industriale.

Il cambiamento, però, non fu appena economico: tra il 1890 e il 1924 Paolo Camerini non solo trasformò Piazzola in uno dei centri agricoli industriali più importanti della provincia, ma le diede un nuovo assetto urbanistico, costruendo case per operai e dirigenti, oltre a manufatti per servizi sociali e ricreativi, secondo un piano urbanistico ispirato ai modelli più moderni di company town internazionali.

Attraverso un’intensa attività di promozione culturale, anche la villa, restaurata in quegli stessi anni, alla quale, nel corso della seconda metà XIX secolo, era stato aggiunto un giardino di tipo inglese, tornò a rivivere, per qualche decennio, i suoi antichi splendori.

Oggi, del “Piano cameriniano”, rimangono ancora l’impianto urbanistico a scacchiera, impostato su una maglia viaria ortogonale, allineata alla villa – immaginata come scenario di sfondo della nuova città industriale – e al lungo viale d’ingresso, e una serie di manufatti produttivi e non, che conservano la memoria di una delle più importanti company town del nordest italiano.

Immagini del complesso dell’antico Iutificio Camerini recuperato – Foto di M. Elena Castore

Tra i primi, il complesso dell’antico Iutificio Camerini, costruito progressivamente a partire dal 1890, per la produzione di sacchi di juta necessari per insaccare i prodotti agricoli, rimasto in funzione fino al 1987. Caduto in abbandono dopo la sua dismissione, agli inizi del 2000, il complesso è stato sottoposto a una serie di interventi di restauro e recupero, che lo hanno trasformato in un centro residenziale e commerciale, conservandone, però, lo schema spaziale e distributivo originario insieme ad alcuni degli antichi manufatti industriali: la torre, la ciminiera, la enorme sala della filatura, e la roggia (il canale la cui acqua forniva energia ai macchinari dello stabilimento).

Sala della Filatura, oggi trasformata in spazio espositivo – Foto di M. Elena Castore

Lontano dai fasti della vita che si svolgeva nella vicinissima villa barocca, qui riecheggiano il rumore delle macchine e le voci delle migliaia di operai che hanno costruito un pezzo della storia recente di Piazzola sul Brenta.

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