::cck::2939::/cck::
::introtext::
Decimo ottimo episodio della magnifica serie ambientata in Cina e scritta dal docente universitario di letteratura Qiu Xiaolong, giunti ai giorni nostri, sappiamo che Chen esprime la vita parallela dell’autore se fosse rimasto in patria.
::/introtext::
::fulltext::
Autore: Qiu Xiaolong Traduzione: Fabio Zucchella Titolo: L’ultimo respiro del drago Editore: Marsilio Uscita: 2018 (orig. 2017, Hold Your Breath, China) Pagine: Pag. 239 Prezzo: euro 18 |
Shanghai. Una settimana del 2015. Il colto, sensibile, capace e onesto shanghaiese purosangue ispettore capo Chen Cao continua a operare nel centro finanziario dell’Asia ed è ora chiamato ad affrontare il dramma criminale del mortifero inquinamento atmosferico. Gli telefona Zhao, il suo protettore politico, primo segretario del Comitato centrale di disciplina del Partito, ora in pensione. Da Pechino, la Città Proibita, si è trasferito presso l’Hotel Hyatt a Pudong per una breve vacanza al Sud, vuole che lo raggiunga subito, ne ha abbastanza dello smog della capitale, chiede che gli faccia da suggeritore turistico e soprattutto che indaghi sul movimento degli attivisti ambientalisti che sta organizzando qualcosa di clamoroso proprio a Shanghai. Pare sia guidato da Yuan Jing, una giovane donna con milioni di follower, capelli neri e occhi radiosi, bella moglie di un uomo d’affari. Zhao vuole saper tutto sul progetto: contatti, risorse, tempistica. Gli mostra la foto della responsabile e Chen rimane senza parole, lui l’aveva conosciuta a Wuxi (e non è escluso si sappia), si tratta di Shanshan, l’amata alleata nel caso delle “lacrime del lago Tai”, cui aveva dedicato due anni prima una magnifica pubblicata celebrata poesia, senza riferimenti espliciti. Riprende il treno per Wuxi, individua chi fra ricchi o attivisti può dargli informazioni certe, verifica che è in corso un aspro conflitto ai piani alti del potere centrale fra quanti sono interessati al business as usual e quanti non vogliono più negare l’inquinamento. Però è distratto dai ricordi, dal non poter visitare la madre e dall’indagine di cui era consulente col fido ispettore Yu Guangming: già quattro delitti seriali avvenuti e altri in preparazione. Pian piano capisce tutto, ammesso che serva.
Decimo ottimo episodio della magnifica serie ambientata in Cina e scritta in inglese negli Usa dal docente universitario di letteratura in Missouri Xiaolong (“piccolo drago”) Qiu (Shanghai, 1953), in terza varia sul protagonista e i poliziotti buoni. I primi episodi erano stati ambientati subito dopo i fatti di Tienanmen (1989), che suggerirono, invece, a Qiu di fermarsi negli Stati Uniti. Ora siamo giunti ai giorni nostri, sappiamo che Chen esprime la vita parallela dell’autore se fosse rimasto in patria. Qui finalmente opta per passare all’azione, conferma la lealtà personale alla verità e si prende in aggiunta una pubblica responsabilità civile. Niente passionale sesso (“momenti di nubi e pioggia”) in quest’avventura, era stata un’eccezione. Il protagonista resta solitario romantico buongustaio irrequieto fumatore poeta, traduttore di polizieschi americani (oltre che di Eliot e di business plan) e non credente. Il parco del Bund è il suo rifugio feng shui, lì prende le decisioni importanti, anche rispetto al socialismo reale. Si documenta seriamente sul dramma dell’inquinamento (pure delle menti) e sull’eccessiva presunzione da parte del partito unico di voler controllare tutto e tutti, dati e notizie su decessi e malattie, ricerche sulle cause e sulle responsabilità. Come al solito, l’ispirazione riguarda il vero video di una brava giornalista cinese visto online milioni di volte prima di essere oscurato dalle autorità. Il noir serve a indagare non solo enigmi e colpevoli bensì anche le circostanze sociali, culturali e politiche all’origine dei crimini; la poesia a salvare storie ed emozioni dell’identità collettiva della comunità (versi musicali, antichi e moderni, sono citati di continuo). Innumerevoli i riferimenti al cibo, il sontuoso banchetto è abbinato a una bottiglia di liquore, Maotai distillato dei primi anni Settanta. Nella caffetteria dell’Associazione scrittori fa da sottofondo la sinfonia Dal nuovo mondo di Antonín Dvořák (1893).
v.c.
::/fulltext::
::autore_::::/autore_:: ::cck::2939::/cck::