Nuove polemiche nel governo e distrazioni di massa
Accade sovente che cercando di narrare la nostra quotidianità politica ci rifacciamo a titoli o scenari degni di qualche grande o conosciuto prodotto dell’industria cinematografica del passato. Un passato che continua tuttavia ad insegnarci come interpretare il presente o che ci consente strumenti di metodo per tentare di farlo.
La rappresentazione teatrale della politica italiana – ovvero quella che si mostra a chi legge, segue la tv, discetta sui social – è certamente interessante, soprattutto perché mostra una vera continuità pur nel variare dei soggetti, degli interpreti pro tempore. Siamo sempre stati per secoli terra di confronto tra potentati, imperi, stati e staterelli. Ognuno con il suo peso, ognuno con le sue influenze, ognuno con i suoi alleati reali, potenziali o tattici. La nostra letteratura, la pittura, l’architettura, la scultura ridonda e ci rimanda sempre visioni collegate a qualche episodio oscuro, a qualche complotto, a qualche pagina dove la real politik ha fatto premio sulla verità dei fatti, distorcendo con ciò quasi per sempre analisi e comprensione.
Ecco perché vedere quel che accade in questo caldissimo scorcio d’estate dovrebbe non agitare gli animi, far soffrire le anime belle, far arrossire presunte vergini. Stiamo assistendo sempre allo stesso copione che incessantemente ci ripropone la storia patria. Qualcuno in passato descrisse l’umanità come “un’orchestra di pazzi, diretta da un folle” cercando di dare un senso all’imperfezione, alla incompletezza della natura umana e al perché del suo costante ripetere gli stessi errori. Una definizione che potremmo calare nel nostro paese e che troverebbe molte similitudini tranne che quella riferita al “direttore” e questo perché siamo un paese delle mille orchestrine e dei mille direttori possibili. Dunque trovare un elemento unificante sarebbe inutile.
Il nuovo caso, che segue le decine di piccoli e grandi nodi del contendere del governo giallo verde e di quella politica che sta intorno comprese le opposizioni in cerca d’autore, appartiene a quella serie di fatti e vicende che sono state acutamente definite come “distrazioni di massa”. Come sempre ci stiamo occupando del regresso del nostro mondo industriale, della scelta da fare sull’Ilva, del destino di Alitalia, degli strascichi del crollo del Ponte Morandi a Genova sui destini delle concessioni autostradali. Un anno dopo l’avvio dell’esperienza di questo esecutivo siamo sempre allo stesso punto, nella confusione e nell’incertezza mentre i vari padroni dl vapore ci ammanniscono la sorti progressive del paese dove a seconda dei toni la crescita è dietro l’angolo, è già iniziata, sta dispiegando i suoi effetti. E così anche per i capitoli pensioni, redditi di cittadinanza, flat tax, rapporti con l’Europa che ci vede in periferia pur essendone i fondatori. Insomma anche guardando solo ad alcuni di questi temi e al loro fardello di questioni di lavoro, di sopravvivenza, di dignità di milioni di connazionali, ci si aspetterebbe che la politica in modo diuturno cerchi e trovi risposte condivise ed ampie per par procedere provvedimenti, attuazioni di programma o rinegoziazioni cruciali per il futuro.
E questo dovrebbe vedere in prima linea proprio le opposizioni che dovrebbero in modo sempre più marcato indicare strade alternative e credibili alla attuale condizione di difficoltà!
Invece, con alti lai e grandi reprimende ci si occupa di quelle che nel titolo abbiamo definito “ombre russe”, ovvero le ingerenze, le interferenze che Mosca avrebbe o vorrebbe avere sulla politica non solo italiana ma europea e forse globale – per rinnovare il mito della grande potenza appannatosi – e nel nostro caso dei contatti del Cremlino o di suoi rappresentanti con esponenti della Lega di Salvini con l’obiettivo di finanziarne l’attività politica e di condizionare l’atteggiamento dell’Italia nello scacchiere globale.
Gli elementi concreti permettono di intravedere che qualcosa in questo ambito esista e le indagini della magistratura alla ricerca di prove inconfutabili devono procedere speditamente per fare chiarezza sia in un senso che nell’altro.
Importante è che la nebbia si diradi e che se possibile la verità sia accertata. Resta tuttavia da capire, una volta accertati i rapporti Lega-Mosca (peraltro non negati dal leader del Carroccio) e con un occhio alla realtà multipolare del mondo e della stessa Europa, come tutto questo possa destare stupore e clamore in un paese che ha visto nel secondo dopoguerra fiumi di denaro dagli Stati Uniti per i partiti della prima repubblica e miliardi di rubli sovietici per il Pci, sempre rigorosamente negati dai protagonisti, ma dei quali le tracce sono sempre state lì, corpose e inossidabili. Si dirà, allora c’erano i due blocchi, c’era la guerra fredda, c’erano la Nato e il Patto di Varsavia, come a dire che la situazione era necessitata e non si poteva eludere! Qualche obiezione e qualche sommesso appunto potrebbe essere tuttora sollevato. Ma parliamo di storia.
Nel caso in esame si parla di un mondo dove la Lega cercando appigli sovranisti li ha certamente trovati nell’autocratica realtà russa, ma occorre ricordare che per i sovranisti si è speso anche il capo della Casa Bianca e in particolare il suo ex consigliere Steve Bannon. Come a dire che gli interessi sembrano convergenti nella realtà anche se in apparenza divergenti tra le gradi realtà mondiali. Forse che alla base di questo sforzo vi sia il tentativo di arginare comunque come occidente la potenza cinese sempre più pervasiva in ogni area del globo? Probabile.
Tuttavia, le opposizioni non dovrebbero cavalcare sempre e comunque questi episodi ritenendo che attraverso questi strumenti possano recuperare consenso nel paese. E’ un falso obiettivo. Il consenso degli italiani non si ottiene criticando e accusando gli altri, sempre e in ogni contesto. Si ottiene proponendo scelte e programmi coerenti, fattibili e convincenti, costruendo un futuro diverso, comprensibile e dunque condivisibile.
In sostanza, ognuno faccia la sua parte. La magistratura accerti possibili figure di reato e le sanzioni. La politica costruisca e immagini oltre queste quotidianità scontata. La scommessa è riportare il nostro paese in un equilibrio perso per molte ragioni e per molte scelte del passato ed oggi aggravato da un’agenda programmatica tanto velleitaria quanto sostanzialmente sconosciuta ai più! Non si può vivacchiare tra una finanziaria e l’altra, tra una minaccia di infrazione europea e la successiva, raccattando soldi da ogni dove. Occorre creare le condizioni vere per la crescita e lo sviluppo, rafforzando i talenti che il paese tuttora ha. Servono scelte coraggiose e in certo senso storiche. Qualcuno, ombre o meno, sarà capace di assumerle?