Democrazia stanca, Nazione di vecchi, Giovani distanti
Dai tempi dell’antica Grecia la democrazia si esprime attraverso il voto del popolo.
Il popolo è sovrano ed esercita il suo diritto attraverso il suffragio con cui elegge i suoi rappresentanti.
I quali, attraverso le maggioranze parlamentari, ne spendono il potere costituendo i governi. Questi in nome del popolo amministrano il potere nelle sue diverse forme: legislativo, esecutivo, giudiziario.
Su ognuno di questi poteri ci sarebbe molto da dire; ciascuno meriterebbe un discorso a sé.
Oggi intendo soffermarmi brevemente sulle norme che disciplinano il voto, diritto del popolo sovrano, e ci dicono come debba essere esercitato: le leggi elettorali.
Ogni paese, Italia compresa, ha promulgato al riguardo molte leggi; tutte allo scopo, mai raggiunto, di migliore l’esercizio di questo fondamentale diritto-potere.
Il risultato – senza voler assolutamente mettere in discussione l’intento – non è stato appagante.
Ne è prova l’astensionismo galoppante; in ogni paese.
Le leggi con cui si è tentato di migliorare la rappresentanza del popolo hanno fallito.
La preponderanza degli elettori si astiene dal votare. I risultati elettorali rappresentano così la volontà di non più della metà degli aventi diritto, e, solo sul loro voto fondano le maggioranze parlamentari su cui poggiano i governi; questi conseguentemente rappresentano solo la minoranza del paese.
Alla base, il profondo malcontento frutto dei pessimi risultati.
La conseguenza , l’allontanamento della gente dal voto e dalla politica, nella sua accezione più ampia.
Altra realtà è che la popolazione ammessa al voto, a causa del sempre maggiore calo demografico, è costituita quasi esclusivamente da anziani.
I giovani, cui loro malgrado è affidato il futuro del paese, sono sempre di meno e sono ammessi al voto solo dopo la maggiore età.
E anche costoro si tengono decisamente distanti dalla politica, diffidano dei politici e di tutto ciò che è pubblico.
Non vedono futuro e vivono il presente giorno per giorno, sull’onda del si salvi chi può.
Esiste un profondo distacco tra la società civile e i singoli cittadini, lo stato e la popolazione, e, all’interno della popolazione, tra la anziana e la giovane.
Se tra gli aventi diritti al voto il distacco dalla politica e dalle istituzioni è grande, per i più giovani è enorme.
La nomea e spesso il conclamato malcostume dei politici in generale, l’impotenza dello Stato, la mancanza di un futuro in termini di istruzione, cultura, lavoro e garanzie sociali, contribuiscono ad aumentare la distanza.
Eppure nei giorni scorsi M5S e PD hanno proposto di abbassare la soglia di età degli aventi diritto al voto a 16 anni, proponendo una novella (così i giuristi chiamano le nuove norme che introducono modifiche alle leggi già in vigore non più aderenti alla realtà) che è parsa ispirata dal desiderio di conquistare consensi a costo economico zero.
Un regalo, forse un gadget, non richiesto, dal sapore demagogico che non copre la distanza tra la popolazione, l’elettorato attivo, quello passivo e gli eletti.
Malgrado l’art. 48 della Costituzione italiana sia proteso a riconoscere il diritto di voto a tutti i cittadini attivi, c’è da chiedersi: i sedicenni sono socialmente “attivi”?
Duole dire che purtroppo, specie in Italia, no; loro malgrado e a dispetto della loro sensibilità.
L’esempio di Greta Thumberg e il seguito che ha avuto da parte dei giovani è stata una bella lezione per gli adulti, ma non cambia la realtà di fatto, non ne muta la natura.
I ragazzi a causa della difficoltà ad inserirsi nella società civile rimangono “giovani” ben oltre l’età alla quale la legge li vorrebbe maggiorenni.
Secondo il Corriere della Sera “in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna uno studente su tre a 18 anni, anche se ha il diploma, non ha le competenze minime per entrare nel mondo del lavoro” (articolo pubblicato il 6/7 ottobre ’19 a firma di Gianna Fregonara e Orsola Riva).
Sulla proposta di abbassamento della soglia si sono pronunziati, Matteo Renzi, contro, ed Enrico Letta, naturalmente a favore.
Poi, more solito, sono partiti i sondaggi: 21% pro, il 79 a sfavore; tra questi l’80% di anziani.
La proposta è stata accantonata. La cosa triste è che con l’accantonamento è sparito anche ogni interesse per i giovani, la loro formazione, il loro presente e il loro futuro.
Il voto elettorale su cui fonda la società civile e la nostra democrazia è scarsamente rappresentativo della popolazione.
Popolazione, società e democrazia sono in affanno.
Sarebbero auspicabili, da un lato, una maggiore partecipazione consapevole, dall’altro, un maggiore riconoscimento.