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SOMALIA: UN ANNO SENZA SILVIA

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E’ passato un anno dalla scomparsa di Silvia Romano, la cooperante italiana della ONG Africa Miele, rapita in Kenya da criminali comuni e poi venduta ai miliziani al-Shabaab legati alle Corti Islamiche che controllano la parte sud-occidentale della Somalia. Un anno con poche notizie e soprattutto con poche certezze, se non quella comunicata a fine agosto dai nostri investigatori che seguono il caso, che la volontaria milanese sarebbe viva. Un’indagine complicatissima, che si scontra con le reticenze della popolazione che vive a cavallo dei due paesi africani, comunità da sempre distanti dall’autorità centrale e permeate da grande diffidenza verso polizia e forze dell’ordine. Questo e’ il contesto che caratterizza la regione keniana intorno a Malindi, mentre la situazione aldilà del confine somalo e’ del tutto fuori controllo, dopo una decennale guerra civile che ha devastato l’ex colonia italiana del Corno d’Africa, consegnando la parte meridionale del paese alle famigerate Corti Islamiche, filiazione locale dei gruppi jihadisti legati ad al-Qaeda. Nonostante questo drammatico scenario, la famiglia di Silvia non si e’ mai arresa, confidando le speranze di rilascio della propria congiunta, all’alacre lavoro che stanno svolgendo i carabinieri del ROS coordinati dal PM Sergio Colaiocco. Per ora le indagini hanno portato all’arresto di alcuni dei membri del commando che ha rapito Silvia, due dei quali si trovano tuttora reclusi in un carcere keniano con l’accusa di terrorismo, mentre un terzo ha fatto perdere le proprie tracce dopo essere uscito di prigione in seguito al pagamento di una cauzione di oltre 25mila euro, una cifra altissima per gli standard locali. E’ anche su questo aspetto della vicenda che stanno lavorando i nostri inquirenti: da dove arriva una somma così cospicua e come e’ stato possibile per i familiari di Ibrahim Adan Omar, il fuggitivo, reperirla nonostante le conclamate ristrettezze economiche. Dietro il pagamento della cauzione infatti ci potrebbe essere la mano di chi ha commissionato il rapimento di Silvia cioè gli al-Shabaab somali che avrebbero pianificato il sequestro per poi chiedere un riscatto al nostro paese. Una strategia già sperimentata in altri casi, anche se il quadro politico somalo rende qualsivoglia trattativa assai complicata. Sulla vicenda e’ intervenuto anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha parlato della speranza di riportare al più presto Silvia in Patria. Anche questa una presa di posizione inusuale, proprio perché arrivata dalla massima carica istituzionale italiana, sta a testimoniare che i nostri servizi avrebbero agganciato in qualche modo i membri del commando che deteniene Silvia e che sia in corso un negoziato che potrebbe concludersi a breve in maniera positiva.

di Diego Grazioli

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