Sappiamo tutti che il Capodanno è un rito augurale scaramantico con cui vorremmo cancellare le negatività occorse nell’anno che va e fecondare di positività la realtà che ci attende in quello che viene.
Sappiamo anche però che nella notte tra il 31 dicembre e il 1° gennaio non cambia niente, e che “il giorno dopo” saremo sempre quello che siamo; vittime e artefici del nostro passato e del nostro futuro; e così saranno le cose del mondo; sta a noi tutti affrontarle, con determinazione, coraggio e buona volontà.
Eppure, non finisce tutto qui, giacché al rito si accompagnano sempre il bilancio dell’anno passato, i buoni propositi e gli auguri.
Quanto al bilancio dell’anno passato, tutti i giornali ne sono pieni; rinvio pertanto a questi e non vi annoio oltre.
Qualche parola invece la meritano i buoni propositi per l’anno che ci attende, giacché che è solo su di essi che possiamo fare affidamento. Sui nostri e su quelli degli “uomini …” (termine che ovviamente va letto anche al femminile) “… di buona volontà”; uomini “piccoli”, come chi scrive, e “grandi” come coloro che ci governano. Infatti, mai come oggi il futuro del nostro “privato” dipende fortemente, oltre che dal nostro “privato”, dal “pubblico” … e dall’andamento generale del mondo.
A voler essere ottimisti, incombono infinite incognite: il clima, le tensioni geopolitiche, la crisi della democrazia in assoluto e di alcune democrazie in particolare, lo squilibrio demografico tra nord e sud, i flussi migratori, la disoccupazione, la povertà, la concentrazione di ricchezza smisurata nelle mani di pochissime persone e la loro autonomia decisionale al di sopra degli Stati, la minore primazia dei governi centrali, l’indebolimento delle organizzazioni sovranazionali, le crescenti spinte sovraniste, l’avanzamento tecnologico e l’Intelligenza Artificiale.
Tutti fattori che hanno messo in crisi il patrimonio di valori su cui sinora l’Uomo ha fondato la sua vita.
Sapremo, sapranno i nostri governanti, uscire dalla visione ristretta ed egocentrica che ha prevalso nell’ultimo ventennio come un crescendo rossiniano?
Riusciranno, riusciremo a invertire la scala dei valori che hanno prodotto le leggi del mercato; ovvero la ricerca del profitto al di là del bene e del male?
Saremo, saranno capaci di riportare il profitto alla sua funzione di servizio per il bene comune?
Questo il buon proposito che suggerirei e auguro a tutti. A partire dai “piccoli”. Il recupero dei valori. Il bene prima del profitto.
Sono così passato agli auguri, di cui tutti abbiamo bisogno, che sintetizza il desiderio di buon auspicio che ci si attende oltre ogni logica dal futuro.
Sappiamo che la parola deriva dal latino augurium (e questa etimologicamente da avis, uccello), a mente del pronostico che gli àuguri, la casta sacerdotale preposta alla lettura e interpretazione del volo degli uccelli, davano del futuro che veniva.
Dal volo degli uccelli deducevano quale era la disposizione d’animo degli dèi a fronte delle azioni degli uomini. Il che ci conferma che allora come ora il futuro dipendeva sempre dalle azioni dell’uomo.
Per farla breve, al sud dell’Italia, ci si saluta sempre con un “solo cose belle”; io aggiungo “e anche buone”.
Buon 2024 a tutti.