PUTIN, LA CIA E IL GIOCO DI ONDE E DI SPIE
di Giovanni Federico
Per il mondo c’è in giro un po’ di maretta. Quando le notizie sono ripetitive si ricorre sempre a qualcosa di apparentemente di insolito. La notizia bomba che bomba non è, è quella della guerra di spie che coinvolge la Russia di Putin contro il resto del mondo. Nulla di particolarmente accattivante se non fosse per l’arma segreta messa questa volta in campo dalla unità speciale dell’ex KGB, l’unità russa (GRU) 29155″.
In sostanza, da anni, contro diplomatici USA si sarebbero usati armamenti acustici in grado di provocare una serie di fastidi tali da metterti almeno per un po’ fuori uso. Niente di eccezionale. Un po’ di nausea, giramenti di testa, vuoti di memoria, ingredienti perfetti per non avere fastidi dall’Occidente per un po’ di tempo.
Nella vicenda c’è qualcosa di ridicolo che sembra richiamare più la favolistica che la realtà. C’è un istintivo collegamento ai film di spionaggio, stile James Bond, quando tra i vari ammennicoli in dotazione all’agente segreto c’era anche una mitica valigetta con gadgets di ogni tipo per rendere il nemico inoffensivo.
Da qui, segnali acustici emessi per infiacchire la lucidità degli avversari. La stessa soluzione proposta nei fumetti epoca 1960 in cui avveniristici raggi misteriosi potevano debellare rapidamente ogni avversario.
Letta in questo modo, viene quasi da ridere. Gli effetti non sono letali come una pillola di curaro ma anzi da barzelletta. Si aggiungesse anche qualche forte mal di pancia il quadro sarebbe perfetto. Non è chiaro se siamo in qualche film di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia o nella realtà.
L’arma sembra sia stata usata per la prima volta all’Avana. Tra una tirata di sigaro ed un’altra gli agenti del Cremlino avrebbero indirizzato le onde contro i diplomatici per depotenziarne le capacità.
Dall’Avana Republic alla Banana Republic il passo è breve. L’arma letale non è un laser e neppure un classico colpo di pistola ma un fascio invisibile che, per essere ancor più efficace, manca solo prenda i colori dell’arcobaleno.
Evidentemente dalle parti della Piazza Rossa sono a corto di mezzi o di fantasia o invece hanno improvvisamente il cuore intenerito. Si sono messi all’opera ispirandosi alla fantascienza di decenni or sono per levarsi qualche capriccio e dimostrare che possono infiacchire il nemico senza necessariamente distruggerlo, sbranandone le carni. Siamo all’Avana e non nella Savana.
Così stando le cose, potremmo suggerire delle forme ugualmente valide, sia pur meno sofisticate, per rendere temporaneamente inoffensivi i diplomatici dei Paesi con cui non corre propriamente simpatia.
Tra i vari tipi di peperoncino di origine cubana, è noto l’habanero, che si riconosce per il suo frutto a forma di lanterna, un po’ come la seducente mela di Biancaneve. Potrebbe essere anonimamente spacciato in uno dei tanti pranzi di rappresentanza.
Darà anch’esso qualche turbamento, infuocherà i palati, infiammerà gli intestini e brucerà gli animi ma farà fuori, per una volta, l’elettronica dai marchingegni dei servizi segreti.
Non ci sarà nessun bacio di Principe a sanare i diplomatici occidentali, vittime della congiura, dai fastidi che patiranno. Potranno sempre confidare nella perizia in un loro fido James Bond che all’ultimo momento saprà sventare il piano criminoso, sostituendo il minaccioso habanero con una gustosa fragola di simil fattezza. E il mondo ancora una volta sarà salvo.