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Affrontare il clima

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RomeSymposium 2017 al Tempio di Adriano, Camera di Commercio di Roma, Foto di Miriam Gambella.
Il cambiamento climatico è un dato di fatto, ma nessun governo del mondo adotterà mai i provvedimenti che sa di dover adottare. A meno che non vi venga costretto dai suoi cittadini.

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Il 5 maggio si è concluso con successo Rome Symposium 2017, il secondo sul cambiamento climatico che la Fondazione Italiani ha organizzato in partnership con il NPF.
Dopo tre giorni di serrato confronto gli esperti di varie parti del mondo hanno sottoscritto l’appello del RomeSymposium. Contestualmente al “Rome Symposium 2017 on Climate Change” si sono svolti a Roma il “Global Sustainability Forum” e il “Meeting degli studenti per la pace“, tre eventi insieme per la formulazione di una proposta condivisa e condivisibile.
La Fondazione Italiani in particolare ha invitato a prendere atto che nessun governo del mondo adotterà mai i provvedimenti che sa di dover adottare – e non solo a proposito di clima – a meno che non vi venga costretto dai suoi cittadini. Di qui l’invito a tutti gli “uomini di buona volontà” a sensibilizzare i cittadini di ciascuna nazione a difendere personalmente i propri diritti e a promuovere class action, sia a livello locale che internazionale, utilizzando le relazioni degli esperti per dimostrare la fondatezza delle domande e il danno concreto.
Roberto Savio, autorevole membro del board del New Policy Forum e della Fondazione Italiani, ha sollecitato la raccolta di adesioni per il Climate Call for Action Rome Symposium, invitando per email a riunirci in un movimento globale.
Il cambiamento climatico è un dato di fatto incontrovertibile; così come lo sono le sue cause e i suoi effetti, che ledono direttamente diritti umani fondamentali, quali quello alla vita; una vita dignitosa. La tutela del diritto alla salute è riconosciuta in ogni Stato e quindi, in linea teorica, può essere attuata sia davanti agli organi deputati alla giustizia di ciascuno Stato, che dinanzi alle corti internazionali.
Ma il singolo cittadino, pur avendone facoltà, non può da solo sopportare gli oneri di un simile processo, salvo accettare una lotta impari contro soggetti di enormi dimensioni. Occorre pertanto che il cittadino si riunisca collettivamente in “gruppi di azione” che abbiano come fine iniziative volte a garantire il benessere della collettività. La legittimazione attiva dei “gruppi di azione” è stata ormai riconosciuta in quasi tutti i Paesi, e, così come la “class action“, è stato ammesso quale strumento idoneo a evitare che il contenzioso di massa finisca per tradursi, incongruamente, in una molteplicità di azioni individuali.
Occorre allora che organismi come il predetto “movimento globale”, ricorrendo a vere e proprie azioni giudiziarie davanti ai Tribunali dello Stato e passando preliminarmente attraverso la strada della mediazione e della conciliazione, mirino a una transizione collettiva.
Infatti lo strumento della class action richiede necessariamente il compimento di ulteriori passi in avanti nello studio del fenomeno della tutela collettiva; accettata — a volte con difficoltà — da molte legislazioni l’esistenza dei processi collettivi, si deve ora procedere nella direzione necessaria ad articolare sistemi al fine di giungere a una soluzione alternativa delle controversie collettive — una alternative collective dispute resolution.
La Fondazione Italiani a tal scopo mette a disposizione la collaborazione della AMC, Camera Internazionale dell’Arbitrato della Mediazione e della Conciliazione, impegnata nella qualificazione e tutela della giustizia prefiggendosi così di prevenire il ricorso ai Tribunali di Stato attraverso procedure semplici e rapide.

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::autore_::di Angelo Schiano::/autore_:: ::cck::1996::/cck::

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