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Conte bis, maggioranza giallo-rossa

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Affinità elettive e diversità elettorali

Caro Presidente, caro Governo, buon lavoro, e che Dio ce la mandi buona.
Un augurio sincero, che potrebbe sembrare un po’ provocatorio, ma che in realtà vuole essere una risposta ai soliti criticoni.
È pacifico che Lei viene da un’esperienza che è stata difficile, per Lei da vivere, per gli italiani capire. Le decisioni sin qui adottate e i provvedimenti legislativi emanati non sono stati tutti coerenti, omogenei e condivisi.
Ora si avvia ad affrontarne un’altra (esperienza) che, almeno per quanto riguarda i rapporti parlamentari, mettendo per il momento da parte le difficoltà che verranno da fuori e che ci attendono, potrà tuttalpiù essere altrettanto difficoltosa.
Le analisi politologiche degli ultimi giorni, e ancor più quelle delle ultime ore, si sono concentrate esclusivamente sulla natura delle diverse componenti che, prima, sostenevano o avversavano il passato governo, ora, sostengono o avversano il nuovo.
A modesto avviso di chi scrive, non era e non è questo il problema.
In quanto, sia ciò che è accaduto, che quanto sta accadendo, non è altro che la diretta conseguenza della democrazia parlamentare di cui per fortuna gode ancora il Paese grazie alla sua sacrosanta Costituzione. Alias il frutto, o responso, piattaforme informatiche a parte, della volontà che avevano espresso gli italiani nelle ultime tornate elettorali.
Ovvero, una chiara manifestazione di dissenso nei confronti delle formazioni partitiche tradizionali e di richiesta, più che di fiducia, alle novelle formazioni politiche di farsi interpreti del disagio diffuso che la gente vive e gli intellettuali di destra e di manca chiamano pancia del Paese.
È stato sulla base di tale responso che, avendo raggiunto il primo partito (quello giallo) una maggioranza molto relativa; avendo il secondo partito (quello c.d. rosso) negato la sua disponibilità a collaborarvi; e avendo il terzo partito (quello verde) dichiarato a trattare la propria, non poteva che dar luogo al passato governo “giallo-verde”.
Poi i fulmini a ciel sereno, o quasi. Una crisi dichiaratamente insanabile non solo per questioni di merito, ma anche per la rottura di rapporti interpersonali. La Lega, terzo partito per numero di voti in parlamento, confortata da una crescita numerica del consenso fondata su sondaggi e non su voti, ha manifestato risolutamente la sua indisponibilità a proseguire l’esperienza di governo chiedendo di ritornare immediatamente alle urne.

Non è però questo che prevede la nostra Carta Costituzionale che impone al Presidente della Repubblica di verificare l’esistenza di una diversa maggioranza parlamentare.

Oggi, cambiato lo scenario per una pluralità obbiettiva di fattori che non starò qui a ripetere, quello che è ancora il secondo partito in termini di voti parlamentari (c.d. rosso) ha valutato positivamente la possibilità di collaborare con il primo (quello giallo) per consentire al Paese di affrontare le difficoltà che si profilano all’orizzonte.
Da ciò era naturale che nascesse il nuovo governo giallo-rosso che si accinge a giurare.
Certamente un po’ più di stile nelle trattative e nei confronti non avrebbe guastato. Ma sembra che lo stile non sia proprio di questi i tempi.
Le nostre giornate sono infatti contraddistinte da notizie di barricate, aggressioni fisiche o verbali, che ci giungono da ogni Paese del mondo. Aggressioni di una parte contro l’altra, ciascuna in difesa di un interesse proprio e in offesa di un interesse altrui. Ma, al di là della forma e dei numeri, credo vi sia qualcos’altro da considerare. Che nessuna di quelle barricate viene elevata in difesa dell’interesse superiore.
Sembra che nessuno abbia più a cuore l’interesse comune; ovvero quello che dovrebbe prevalere su quello di parte, in quanto condivisibile.
Qualsivoglia materia di interesse generale, anche quando è indiscutibilmente di interesse comune, viene strattonata da una parte e dall’altra. Una cosa anche se è giusta, se sostenuta da una parte, viene automaticamente combattuta dall’altra. Eppure di interessi comuni ne è piena la vita.
Temi che fondando sui diritti, i bisogni e i valori della gente, unanimemente condivisi in quanto unanimemente condivisibili; che non ammettono dissensi, né tantomeno distinzioni di colore o di parte. La libertà, la giustizia, la democrazia, la sicurezza, l’ambiente, il clima, la salute, l’istruzione, il lavoro, o, in parole povere, la vita, non possono e non devono, essere di parte.
Affinità elettive e non elettorali che nessuna parte in buona fede può ignorare e che certamente uniscono più l’attuale che la scorsa maggioranza.
Da qui il sincero augurio di buon lavoro nel superiore interesse del Paese.
E che Dio ce la mandi buona.

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